Biografia di Enzo Rossi

(1915-1998). Nato a Perugia, di formazione perugina (Istituto Statale d’Arte, Corso di decorazione murale, 1932), Rossi fu pittore, scultore, muralista, autore di vetrate, scenografo e teorico dell’arte prossimo al cubismo ed all’astrattismo in età giovanile. Dirà egli stesso di sé:

«Questo modo di dipingere mi è stato insegnato da quella pittura che inizia con i piccoli studi dal vero di Corot, primo fra tutti il ponte di Narni del 1827: si sviluppa con gli impressionisti e rimane una delle principali componenti dell’opera di Matisse e di Picasso. Il mio lavoro nei quadri dal 1943 ad oggi si allaccia direttamente al momento Cézanne.».

Fu allievo del futurista Gerardo Dottori. Nel 1948 si trasferisce a Roma, dove frequenta Renato Guttuso e Leoncini nella cerchia di Villa Massimo. Fu prossimo anche a Gino Severini, Enzo Brunori e Lucio Fontana. Tra i massimi esponenti della produzione artistica sacra del Novecento, Rossi fu fondatore nel 1966 e direttore fino al 1978 dell’Istituto statale Roma 2 per la decorazione e l’arredo della Chiesa.

Nell’ambito della scenografia e del costume, sono documentati i seguenti suoi contributi: 1948: Napoli, Teatro San Carlo, Edipus Rex, di Igor Stravinsky, regia di Enrico Frigerio; Perugia, Sagra Musicale Umbra – Teatro Morlacchi, Sansone, di Gheorg Friedrich Händel, regia di Oscar Fritz Schuh. 1949: Napoli, Teatro San Carlo, Folies Bergères 1668, ou Les Amants Magnifiques, di Renato Parodi. 1950: Firenze, teatro comunale – Maggio musicale fiorentino, Il Prigioniero, di Luigi Dallapiccola, regia di Bronislaw Horowicz; Roma, Teatro dell’Opera, El Amor brujo, di Manuel De Falla, coreografia di Boris Romanov. 1952: Perugia, Chiesa di San Domenico – Sagra Musicale Umbra, Laudes evangelii, coreografia di Léonide Massine; (in collaborazione con Enzo Brunori) Perugia, Chiesa di San Domenico – Sagra Musicale Umbra, La danza di Salomè, di Roberto Lupi, regia di Enrico Colosimo. 1953: Firenze, Teatro comunale, Il Conte Ory, di Gioacchino Rossini, regia di Pier Francesco Maestrini. 1954: Genova, Teatro Carlo Felice, (?), di George Bizet, regia di Pier Francesco Maestrini; Perugia, Chiesa di San Domenico, Laudes Evangelii: mistero coreografico in due pezzi su testi poetici e musicali lubri medioevali; coreografia di Léonide Massine; musica di Valentino Brucchi. 1956: Napoli, teatro Massimo, Maestri cantori di Norimberga, di R. Wagner.

L'opera

Produzione: Teatro Massimo, Palermo, 1956; ripresa, 1968


Stagione: 1956


Opera: I Maestri cantori di Norimberga (ted. Die Meistersinger von Nürnberg, 1862-1867, prima rappr. Bayerische Staatsoper, Monaco di Baviera, 1868; prima rappresentazione it., Teatro alla Scala, Milano, 1869)


Autore: Richard Wagner, su suo libretto


Regia: Tullio Serafin


Direzione d’orchestra: Tullio Serafin


Scenografia: Enso Rossi o Max Röhethlisberger


Costumista: Enzo Rossi (1915-1998)


Sartoria: Pipi, Palermo


Note: la costumistica dell’opera è completata dalla bozzettistica originale, a firma di Enzo Rossi 1956, da un documento d’archivio relativo alla ripresa palermitana del 1968, in cui sono elencati tutti i cantanti, il coro ed i relativi loro personaggi, e da una lettera all’indirizzo di Tonino Pipi, vergata da Enzo Rossi il 3 giugno del 1956, che recita:

«Caro Tonino, che fai di bello? Sei sempre pieno di cose e un po’ in ritardo? Ho continuato a studiare i Maestri cantori e può darsi che un giorno si faranno in qualche teatro. I bozzetti dei costumi piacciono molto. Non è escluso dunque che se si accetterà il mio studio si utilizzino i tuoi costumi e magari si completi la serie. Salutami tua madre e tuo padre, tuo cognato. Salutami anche la Signora Pina e i tuoi lavoranti. Se ti ricordi mandami i due azzurri del secondo abito di Eva. Buon lavoro. Con affetto. Enzo Rossi. Se capiti a Roma e puoi vieni a trovarmi. Tel. 830015.»

L’opera firmata Rossi-Pipi fu rappresentata a Palermo il 13 febbraio 1956. Nel cast il personaggio principale di Hans Sachs fu impersonato dal baritono Benvenuto Franci (1891-1985), sua ultima rappresentazione in carriera. L’opera fu poi replicata al Comunale di Firenze nello stesso anno. Nella ripresa del 1968 il suo posto verrà preso da Giuseppe Taddei (1916-2010).

Cast 1956

Hans Sachs, calzolaio: Benvenuto Franci, baritono. Veit Fogner, orafo: Ivo Vinco, basso. Kunz Wogelgesang, pellicciaio: Sergio tedesco, tenore. Konrad Nachtigall, lattonaio: Guglielmo Ferrara, baritono. Sixtus Beckmesser, scrivano comunale: Renato Capecchi, baritono. Fritz Kothner, fornaio: Leonardo Monreale, baritono. Balthazar Zorn, fonditore/stagnaio: Nino Valori, tenore. Urlich Eisslingher, droghiere, Franco Taino, tenore. Augustin Moser, sarto, Salvatore Tommaso, tenore. Hermann Ortel, saponaio, Leonardo Ciriminna, basso. Hans Schwarz, calzettaio, Franco Ventriglia, basso. Hans Foltz, calderaio/ramaio: Ugo Miraglia, basso. Walther von Solzing, giovane cavaliere di Franconia, Mirto Picchi, tenore. David, giovane apprendista di Sachs, Amedeo Berdini, tenore. Eva, figlia di Pogner, Maria Curtis Verna, soprano. Magdalene, nutrice di Eva, Amalia Pini, soprano. Guardiano notturno, Franco Ventriglia, basso.

Per I Maestri cantori di Norimberga messi in scena nel 1956 con la regia ancora di Serafin, Enzo Rossi (un equivoco ancora irrisolto; firma i bozzetti, anche se le cronache lo registrano soltanto come costumista mentre nei programmi di sala le scene sono attribuite a Max Röhethlisberger) adotta un linguaggio più illustrativo. Formatosi nel clima romano del dopoguerra accanto ad altri artisti umbri come Leoncillo e Brunori e presto approdato a una rigorosa astrazione di matrice costruttivista, Rossi è uno dei numerosi artisti della parte centrale del Novecento italiano la cui attività teatrale, sporadica o più regolare, ha caratterizzato (con esiti diversi e non soltanto per la maggiore o minore rilevanza dei nomi coinvolti) una fase importante della storia della scenografia italiana.

Per I Maestri cantori Rossi segue le indicazioni dei luoghi e del tempo storico del libretto (I Maestri cantori è una delle rare opere, insieme al Lohengrin e in parte a I Divieto d’amare, di cui il compositore specifica l’ambientazione temporale), con la Chiesa di Santa Caterina per il Primo Atto, la strada di Norimberga per il Secondo, la bottega di Hans Sachs ed il prato della festa di San Giovanni per il terzo. Un repertorio, immediatamente riconoscibile anche nella specificità storica una città del Cinquecento tedesco – […] che Rossi tuttavia risolve con un’insistita semplificazione di geometrie e una scansione appena stilizzata del telaio di verticali e orizzontali che rielabora i propri modi pittorici – ghiere di linee, tasselli di colore – in relazione alle esigenze narrative della scena.»[1]

Così leggendo l’opera di Rossi per l’impianto scenografico, risulta maggiormente comprensibile la sua organizzazione stilistica e progettuale per i figurini di costume, anch’essi improntati ad una filologia stringente sotto il profilo sartoriale (principalmente roboni e saii maschili, vesti sottane femminili) e ed a un semplice costrutto di fasce diagonali che barrano i petti, o fasce orizzontali che cerchiano gli orli, entrambe divisate mediante tessuti piani (principalmente rasi e velluti lisci ed uniti) sui tessuti piani di fondo (principalmente fustagni).

La principale fonte iconografica per la versione del 1956 è rappresentata dagli scatti di scena conservati presso la Biblioteca del Teatro Massimo di Palermo alla segnatura: Arch. fotografico, Racc. 1bis [senza numero], e dagli scatti di retroscena conservati presso l’Archivio Pipi, Palermo.

Nella ripresa del 1968 (regia di Enrico Frigerio, Direzione di Antonino Votto) i costumi e le scene sono firmati da M. Röhethlisberger, anche se in tutta evidenza dal repertorio fotografico d’archivio (BTMPa), sembra trattarsi ancora della guardaroba originaria dell’opera, almeno per quanto riguarda i personaggi principali.

Cast della ripresa del 1968

Hans Sachs, calzolaio: G. taddei, baritono. Veit Fogner, orafo: C. Cava, basso. Kunz Wogelgesang, pellicciaio: A. Pirino, tenore. Konrad Nachtigall, lattonaio: M. Spatafora, baritono. Sixtus Beckmesser, scrivano comunale: R. Capecchi, baritono. Fritz Kothner, fornaio: E. Campi, basso. Balthazar Zorn, fonditore/stagnaio: U. Scala, tenore. Urlich Eisslingher, droghiere, G. Scarlini, tenore. Augustin Moser, sarto, M. Ferrara, tenore. Hermann Ortel, saponaio, A. La Porta, basso. Hans Schwarz, calzettaio, S. Sisti, basso. Hans Foltz, calderaio/ramaio: L. Prati, basso. Walther von Solzing, giovane cavaliere di Franconia, L. Lega, tenore. David, giovane apprendista di Sachs, F. Ricciardi, tenore. Eva, figlia di Pogner, I. Ligabue, soprano. Magdalene, nutrice di Eva, R. Garazioti, mezzsoprano. Guardiano notturno, L. Monreale, basso.


[1] Troisi Sergio, Otto allestimenti dagli archivi del Teatro Massimo, in, Waghner al Massimo, Palermo, Teatro Massimo, Sala Pompeiana, 22 gennaio-3 marzo 2013, a cura di, Sergio troisi, Teatro Massimo ed., Palermo 2013, pp. 21-39, pp. 24-25.

Schede tecniche e documenti