Ott 1, 2015

Il nucleo costumistico originario > La Costumeria sartoriale Pipi

INVENTARIO COSTUMI N.3


Oggetto: vestimento di statua, in tunica

Datazione: XVII-XVIII sec.

Produzione: —

Stagione: —

Opera: —

Autore: —

Regia: —

Direzione d’orchestra: —

Costumista: —

Sartoria: Casa di costumi d’arte Caramba, Milano; Sartoria teatrale Cornalba Chiappa, Milano

Materia e tecnica: Velluto di seta liscio, tagliato, color viola scuro, fondo taffettà (altezza della pezza, da cimosa a cimosa, cm 86; cimosa cm 0.5; totale cm 87).

Ricamo posato in filati metallici dorati su accia di seta; canutiglia in laminato metallico dorato; paillettes in metallo dorato; il tutto imbottito su anima di cotone; paillettes posticce in materiale plastico dorato.

Maniche posticce in velluto di seta liscio, tagliato, color granato, fondo taffettà.

Ricamo posato in filati metallici dorati su anima di cotone; coralline di plastica trasparente; paillettes di metallo dorato.

Fodera della veste in taffettà di acetato liserée color rosso tenue; fodera delle maniche in taffettà di acetato color avorio.

Misure di massimo ingombro: largh. cm. 110; h. cm 140


Note: il confronto con reperti impiegati per il vestimento devozionale di statuaria lignea, porterebbe a considerare un impiego cultuale del corpo principale della veste, probabilmente per una Madonna addolorata. I motivi e le tecniche di ricamo daterebbero, pertanto, l’originale al XVII-XVIII secolo. Un secondo intervento di riuso, probabilmente ancora collegato alla pratica devozionale del reperto, ha portato all’aggiunta di maniche posticce in età più tarda. Ulteriori interventi novecenteschi, questa volta forse d’ambito scenico, avrebbero completato l’opera con il ricamo di paillettes in plastica dorata.

La tunica farebbe dunque parte di quei consistenti nuclei repertoriali da ambienti civili, ecclesiali o militari, che mai mancavano in una sartoria teatrale di livello come modelli da riprodurre o come costumi scenici propriamente detti, in ossequio alla cultura ed alla sensibilità filologica e storicista tra Otto e Novecento. La nostra tunica potrebbe essere stata, ad esempio, oggetto di dispersione dopo le cosiddette “leggi eversive” del biennio 1866-1867 (R.D. n. 3036 del 7 luglio 1866; L. n. 3848 del 15 agosto 1867), che implicarono la soppressione di tutti gli ordini religiosi maschili e femminili d’Italia, così come di tutte le confraternite religiose, con la conseguente “liquidazione dell’asse ecclesiastico” (fonti iconografiche, testuali, d’archivio e repertoriali) verso i costituendi musei nazionali o civici, così come verso i mercati antiquari d’Italia ed internazionali.


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